Vini Murales…una cantina gioiello a due passi dalla Costa Smeralda

Articolo a cura di Saula Giusto

Nel corso della mia bella vacanza estiva in Sardegna ho visitato qualche azienda della zona ed ho scoperto una cantina veramente notevole di cui, lo ammetto, non avevo mai sentito parlare.

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Vini Murales – https://vinimurales.com/ – si trova in località Piliezzu (Olbia), a due passi dall’indimenticabile mare della Costa Smeralda, dai mega yacht e dalle elegantissime barche a vela che “arredano” Porto Cervo, Porto Rotondo e Quatu, tutti luoghi evocativi di extralusso, VIP, glamour e via discorrendo.

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Ma quando si varca l’entrata della cantina, in realtà, ci si trova catapultati, quasi per un improvviso insperato incanto, in una dimensione bucolica, rilassata e tranquilla, che ti riporta alla terra, alla vite, ai colori, ai profumi ed alla vita di campagna.

Proprio questo ritorno ad una dimensione più antica ed ancestrale, unitamente alla bellezza indiscutibile di questi luoghi, è stato uno dei motivi che ha spinto la coppia titolare dell’azienda, Piero Canopoli e sua moglie Giuliana Dalla Longa, a trasferirsi con tutta la propria famiglia da Varese ad Olbia ed a creare insieme questo piccolo gioiello, oltre alle origini sarde della famiglia ed al loro legame antico con il territorio.

Piero Canopoli, Saula Giusto e Giuliana Dalla Longa

Piero Canopoli, Saula Giusto e Giuliana Dalla Longa

Parliamo di una coppia che da sempre si occupa con passione di vino e che sa bene quello che fa.

Piero, diplomato in enologia, winemaker e sommelier professionista dagli anni ‘80, fonda nel 2001 BUONITALIA, un centro di formazione per sommelier professionisti italiani di cui è anche un docente. Nel 2002 diviene consulente enologo e winemaker per diversi progetti vinicoli in Europa centrale, in particolare in Romania, attività che tutt’ora continua a condurre. Nel 2007 crea assieme alla moglie Vini Murales, continuando a collaborare in Italia con molte associazioni professionali di sommelierie.

Anche Giuliana si occupa da sempre di vino: Perito Sommelier-Gourmand e Sommelier Professionista A.S.P.I (della cui sede in Sardegna è socia fondatrice assieme al marito e coordinatrice per la zona di Olbia-Tempio Pausania), organizzatrice di eventi enogastronomici non solo sull’isola, ma anche nel resto d’Italia.

Annessa alla cantina, la coppia ha anche creato una Locanda raffinata, arredata con molto gusto, in stile in parte shabby chic (molto chic e poco shabby!), in parte con elementi e manufatti che richiamano il territorio della Gallura. Nella Locanda è possibile gustare piatti tipici, che vengono preparati, rigorosamente, con materia prima di alta qualità della zona, in abbinamento, ovviamente, ai vini dell’azienda. E’ possibile inoltre pernottare nelle belle camere, arredate nel medesimo stile dell’intera struttura, avendo l’opportunità, unica, di mangiare con gusto, visitare vigneti e cantina, esplorare i dintorni e, cosa non da poco, andarsi anche a tuffare in pochi minuti in uno dei mari più belli d’Italia.

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La bellezza del luogo e della struttura ricettiva mi hanno molto colpita, ma ciò che mi ha davvero sorpresa è stata la grande qualità dei vini e la sapienza estrema con cui vengono prodotti.

Piero Canopoli ha improntato tutta la filosofia produttiva seguendo una precisa idea e specifici obiettivi: è partito da una valutazione ed un’analisi approfondita dei terreni da coltivare, in base a tale analisi ha deciso quali vitigni piantare, non solo considerando le uve tradizionalmente coltivate in zona, ma anche scegliendo vitigni alloctoni che davano ottimi risultati altre zone, in cui sono presenti terreni con componenti affini; ha investito molto in cantina, per dotarsi delle più innovative tecnologie che (sembra quasi un paradosso) garantiscano il maggior rispetto e valorizzazione della natura e delle peculiari caratteristiche organolettiche delle uve raccolte.

Sono in particolare rimasta letteralmente estasiata nel constatare, durante la visita in cantina, la presenza di grandi preziose vasche in cemento di ultima generazione, che vengono utilizzate soprattutto per le vinificazioni ma anche in alcuni casi per l’affinamento, assieme ai tonneaux di grandi dimensioni presenti nell’adiacente bottaia.

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Personalmente, da degustatrice, ho sempre trovato che i vini vinificati e, in alcuni casi, affinati in vasche di cemento vetrificate avessero caratteristiche eleganti: mi hanno sempre donato un naso molto pulito, aperto, mai ossidato e che valorizza appieno le caratteristiche varietali; in bocca ho poi riscontrato un’ottima sapidità e rotondità, sempre mai compromettere una giusta freschezza. Ho inoltre constatato che erano già pronti, ma mai meno longevi. L’assenza di tipici sentori di legno omologanti, inoltre, è un’ulteriore caratteristica che, per mio gusto personale, trovo impagabile.

D’altronde le vasche di cemento sono sempre state usate in passato e di recente sono solo state riprodotte in chiave moderna, con materiali e sistemi di ultima generazione.

Si può constatare che oggi un gruppo sempre più folto di produttori, compreso Piero Canopoli, sta optando convintamente per tali vasche.

A detta di tali produttori, infatti, le vasche in cemento vetrificate sono ideali per vinificare ed affinare il vino: mantengono la temperatura delle fermentazioni più sotto controllo e stabile, hanno un’elevata coibenza, diminuiscono in affinamento le riduzioni date dal legno e non fanno passare l’ossigeno (con il vantaggio di far maturare il vino ottimamente, ma rallentando al massimo l’invecchiamento). Il cemento vetrificato, inoltre, permette un’evoluzione lenta dei vini in un ambiente a bassa ossidazione, per cui alla fine si ottengono vini perfettamente maturi ma più freschi.

Piero ha, in particolare, sottolineato che i suoi vini svolgono le fermentazioni completamente in tali vasche, per poi (a seconda della tipologia), alcuni ivi continuare un affinamento, altri subirne uno in tonneaux. Piero poi, in alcuni casi e quando il vino lo “chiede”, ne ha “bisogno”, a seconda dell’annata e sempre per ottenere la massima qualità, ritiene opportuno procedere ad un ulteriore passaggio dalla botte al cemento e perfino viceversa. Tali procedure non sono così utilizzate in Italia, mentre spesso sono la norma in Francia, in particolare in Borgogna.

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E proprio come in tale zona, anche le densità d’impianto dei vigneti Murales vantano uno stile borgognone: i ceppi piantati per ettaro sono minimo 9.000, con rese più che minime e tali concentrazioni per grappolo che è facilmente immaginabile di che qualità di uve si sta parlando!

Ma sia Piero che la moglie Giuliana hanno più volte ribadito che la loro opera, nel piantare e curare questi vigneti, ha solo contribuito ad esprimere al meglio ciò che il territorio e la natura straordinaria del luogo in cui si trovano gli hanno donato. A partire della presenza nel terreno di grandi massi di granito, che in Gallura abbondano e che restituiscono ai vini una mineralità preziosa ed unica; con l’aggiunta di componenti create dal disfacimento granitico, che regala grande intensità ed ampiezza nei sentori aromatici. A ciò si aggiunga un clima straordinario, tutto l’anno secco, mitigato dalla vicinanza del mare, ventilato costantemente dalla sua brezza, che si traduce in una situazione ottimale per ottenere uve sane ed integre alla vendemmia, che necessitano di trattamenti minimi o nulli. A tal proposito sia Piero che Giuliana hanno sottolineato che, nonostante abbiano deciso di non sottoporsi a certificazioni o etichettature, in realtà la conduzione della loro azienda si potrebbe tranquillamente identificare come biologica, (anzi, io direi ultra-biologica!) e naturale: non solo per l’esclusione dell’uso di pesticidi, per la minima o totale assenza di trattamenti, ma anche per aver deciso di mantenere i terreni coltivati integri (garantendo il cosiddetto ‘campo stabile’, uno degli unici presenti in Italia) e per l’uso di lieviti spontanei ed indigeni nelle fermentazioni.

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Murales oggi produce 14 etichette (5 bianchi, 6 rossi (il ‘Pep’ non è presente sul sito), un rosato non filtrato (non presente sul sito), un vino spumante metodo classico da vermentino ed un vino dolce vendemmia tardiva) e coltiva uve vermentino, viognier, cannonau, carignano, merlot, syrah e cabernet sauvignon, per una produzione annua di circa 120.000 bottiglie, che verranno implementate fino circa a 160.000 nelle prossime annate.

Una novità per l’azienda è un nuovo vigneto di malvasia nera, il primo ed unico presente sull’intera isola, che verrà utilizzato, già dalla prossima annata in uscita, in blend con altri vitigni a bacca rossa, poiché in Piero e Giuliana non si sopisce mai il desiderio di sperimentare ed ottenere vini sempre migliori e sorprendenti.

Si pensi alla scelta di coltivare e vinificare in purezza un Viognier (etichettato come Isola dei Nuraghi “Sentenzia”), unica cantina a produrre in Sardegna un vitigno originario della Côte du Rhône francese, poiché è una zona dalle caratteristiche territoriali affini a quelle galluresi, in cui, però, la maggior presenza di granito, in massi e disciolto, garantisce maggiore ampiezza aromatica al vino.

Un motivo ulteriore di appeal e fascino dei vini Murales è la bellezza delle etichette, che lo stesso Piero disegna a mano, per poi lasciarne ai grafici l’impaginazione. Anche i nomi dei vini sono stati scelti con cura e secondo un preciso progetto, per evocare il territorio e raccontare ognuna una storia che, per ogni vino degustato, Giuliana ha premura di narrare agli ospiti della Locanda ed ai visitatori della cantina.

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Quello che insomma emerge da una visita a questa sorprendente cantina e dall’ascolto dei suoi titolari, è una filosofia produttiva attenta e rigorosa rispetto a tutta la filiera, a partire soprattutto dalla terra, dalla vigna (dove veramente si ottiene l’alta qualità di un vino), fino ad arrivare alla tavola. Sempre con la consapevolezza di avere ottenuto il dono di poter produrre vino in Sardegna, una terra meravigliosa ed altamente vocata, che fa ottenere risultati incredibili a chi ne rispetta la natura.

Ecco i miei personali appunti dei Vini Murales che ho assaggiato.

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‘Fàulas’ (veritas) – Spumante Metodo Classico Extra Brut

Uve 100% Vermentino; rifermentazione in bottiglia e lunga permanenza sui lieviti, con sboccatura dopo circa 36 mesi (nel formato Magnum si arriva a 100 mesi!).

Giallo dorato cristallino, dal perlage molto fine e persistente. Naso elegante e particolare: alla crosta di pane caldo, alla crusca ed ai cereali seguono scorza di cedro, pompelmo acerbo e menta, condite da caramella mou e brioche. Al palato è giovane, cremoso, fine, rispondente, decisamente sapido, dalla croccante freschezza e lunghissimo, in una bocca che di cedro. Eccellente e raffinato.

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‘Sentenzia’ 2017- Igt Isola dei Nuraghi Bianco Viognier

Uve 100% Viognier.

Giallo dorato brillante. Regala profumi molto intensi di pesca percoca, susina ed ananas molto mature, che subito cedono il passo a iodio, leggero idrocarburo, smalto ed erbe mediterranee. Al palato è pronto, potente, morbido, dal frutto concentrato, molto sapido, lungo, gradevolissimo. La piacevolezza e la versatilità sono i suoi punti di forza.

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‘Lumenera’ 2017 – Docg Vermentino di Gallura

Uve 100% Vermentino; vendemmia tardiva.

Giallo paglierino carico e brillante. Al naso dona un’intensa esplosione di macchia mediterranea, brezza marina, tanta frutta secca, ginestra resina e smalto, molto inebriante e fine. Al palato colpisce per l’estrema rispondenza di profumi, per la finezza, per l’ottima sapidità e freschezza. Saporito e molto lungo il finale che lascia una bocca molto buona. Un vermentino direi tipico ma non troppo (nel senso che regala qualche sensazione in più rispetto ad uno classico) e che punta al perfetto equilibrio tra eleganza e struttura. Ottimo!

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Kariasa’ 2018 – Igt Colli del Limbara Rosato

Uve 100% Carignano; vinificazione in bianco, con spremitura soffice delle uve; non filtrato.

Rosa antico opaco e denso. Presenta un naso curiosissimo di cipria, blush, talco, ghiacciolo all’amarena, caramella alla ciliegia, a cui segue un leggero pepe bianco ed una nota balsamica e mentolata. Al palato è fresco molto fresco, leggermente astringente, sapido, dall’ottimo corpo, rispondente. Lungo e molto pulito nel finale. Un rosato molto particolare che suggerisce abbinamenti anche inusuali.

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‘Nativo’ 2017 – Igt Isola dei Nuraghi Rosso

Uve 70% Cannonau 15% Syrah 15% Cabernet Sauvignon.

Rosso scuro molto concentrato. Presenta un naso intenso, ampio e pulito, in cui una mora matura si tuffa in un mare di iodio, a cui si accompagna il liquore al mirto e l’amarena sotto spirito; seguono poi un netto tabacco, la grafite, lo smalto ed il finale balsamico. In bocca è molto morbido e presenta subito un netto e forte sapore di mora, mirto e iodio; è molto lungo, saporito ed appagante, pur mantenendo un buon nerbo acido ed una giusta finezza. Un vino molto riuscito, pronto, in ottimo equilibrio, che vince la scommessa di invogliare la beva di un rosso perfino in estate!

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‘Arcanos’ 2015 – Doc Cannonau di Sardegna

Uve 100% Cannonau. Piero mi ha spiegato che questo vino nasce da una vendemmia leggermente tardiva e da lunghissime fermentazioni, entrambi procedimenti non tipici per questo vino, ai quali viene aggiunta una piccola percentuale di uve passite.

Rosso rubino scuro, molto concentrato. Al naso inizialmente è un po’ ritroso, ma piano piano svela una prugna in marmellata e secca, mirtilli e visciole sotto spirito, poi radice di liquirizia, liquore all’amarena, rosmarino, pomodoro secco, cacao amaro e sempre tutto condito da un soffio che sa di mare e da una nota balsamica. Al palato è potente, caldo, masticabile, dal tannino nerboruto ma fine, estremamente sapido, molto lungo; ripropone bene i sentori retronasali, in particolare lasciando una bocca buona che sa di liquirizia. Un vino muscolare che s’impone per potenza.

Mi auguro di aver l’occasione di assaggiare in futuro il resto dei vini dell’azienda e di rilevare l’evoluzione dei prodotti e della cantina stessa che, come si sarà capito, nelle mani sapienti e consapevoli di Piero e Giuliana, non smetterà di innovare, sperimentare e stupire.

Alcuni piatti della Locanda:

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La Locanda, l’azienda…

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