Vini e Viticoltura Russa

L’esperienza più originale di questo Vinitaly 2017 l’ho avuta sicuramente nell’Area dedicata ai vini Russi, presenti per la prima volta a questa importante manifestazione.

A guidarmi in questa nuova esperienza è stato il caro amico giornalista Massimo di Cintio.

E vorrei che fosse proprio lui ad introdurvi in questa nuova esperienza come ha fatto con me.

Nella mia assolutamente breve degustazione mi sono concentrata sui vitigni autoctoni russi, che per quanto possano risultare sconosciuti ai più riconducono a una storia dell’enologia russa molto antica,  dai tempi delle antiche colonie greche (oggi le regioni situate al Sud della Russia), quando il vino veniva prodotto dai greci con gli stessi autoctoni tramandati fino ad oggi. Le ultime ricerche svolte dagli enti internazionali hanno confermato che gli autoctoni del sud della Russia non hanno nessun legame con i vitigni europei e quindi si possono trovare esclusivamente sul territorio russo.

Tra i circa 30 vitigni autoctoni più importanti vanno citati quelli a bacca rossa Krasnostop, Saperavi, Tsimlyanskiy Chorny, Plechistik, Kefessiya Sibirkovy e a bacca bianca Rkatsiteli e Kokur .

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I vini che ho assaggiato risultano molto diversi da quelli a cui siamo abituati. Specialmente quando seguono tecniche produttive più tradizionali per la loro storia come ad esempio“Chateau Sarkel”. Il risultato sono vini alquanto sorprendenti per il nostro palato, difficili sicuramente ma molto veraci e a loro modo intriganti.

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Poi ci sono le tecniche più innovative che si ispirano a quelle europee come nel caso di “Chateau Tamagne”, che collabora non a caso con un enologo italiano. I vini risultano più adatti al nostro palato ma meno caratteristici rispetto ai precedenti.

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Esistono anche delle tecniche produttive tipiche del territorio russo come per esempio per la spumantizzazione lo storico metodo Cossack che utilizza in parte uve rosse appassite mentre in zone estremamente fredde come quella di Rostov i tralci delle viti vengono adagiati e ricoperti di terra prima dell’inverno per difenderli dalle gelate e poi dissotterrate in primavera.

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Utilizzano anche le tecniche degli Ice Wines sia per uve bianche, sia per uve rosse.

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La viticoltura Russa si divide in diverse zone di produzione: La diversità di suoli unitamente a condizioni climatiche con lunghi e freddi inverni e corte ed estati calde permettono alla Russia di creare i vini con caratteristiche davvero diverse. Complessivamente si coltivano quasi 90.000 ettari di vigneti.

A sud del 45esimo parallelo c’è il Dagestan con 23mila ettari dove si producono vini rossi rotondi e fruttati, è paragonabile alla Puglia brindisina.

A nord c’è la fredda regione di Rostov, 4200 ettari, all’interno del distretto Valle del fiume Don e geograficamente simile alla Champagne, dai rossi più tannici e con buona acidità.

Il parallelo taglia quasi a metà i territori di Kransodar (25mila ettari), di Stavropol (6400 ettari), e della Crimea (21mila ettari) dove, grazie al clima molto simile alla Barossa Valley in Australia, si producono prevalentemente bianchi e rossi di grande interesse da vitigni internazionali.

Il territorio Russo è da sempre conosciuto come paese importatore di vini, ma la produzione di vino in Russia è aumentata di 13 volte dal 2010 a oggi, e nel 2016 si è attestata intorno a 550 mila tonnellate di uve pari a 370 milioni di litri. Favorita dalle nuove politiche vitivinicole di sostegno avviate dalla Federazione Russa , che prevedono di arrivare a 140 mila ettari di vigneto nel 2020 e a 180 mila nel 2025 su un potenziale di 200 mila ettari considerati coltivabili. La Russia è profondamente convinta della qualità dei suoi vini e della vocazione per la viticoltura tanto da aver lanciato un piano di aiuti e agevolazioni per aumentare la produzione e per agevolare le imprese straniere che pronte ad investire nei terreni russi.

Negli ultimi anni anche la qualità del vino russo è molto cresciuta e numerose aziende hanno conquistato premi nei concorsi internazionali; questo è avvenuto anche grazie alla presenza di alcuni dei migliori enologi europei invitati a riscoprire e valorizzare le ricche caratteristiche del territorio attraverso i suoi vini e di molti enologi russi rientrati dopo importanti esperienze all’estero. Un nuovo corso che ha inciso anche sulle preferenze dei consumatori: negli ultimi venti anni è diminuito il consumo di superalcolici del 50% a favore di quello del vino cresciuto del 70%.

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