Il 7 Settembre presso il Mipaaf, il Ministero Italiano delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali di Roma, è stata organizzata la Conferenza Stampa dell’Unione Italiana Vini in collaborazione con Ismea, sulle Previsioni Vendemmiali dell’Annata 2017.
Come ogni anno, le due associazioni collaborano per l’Osservatorio del Vino nell’elaborazione e la diffusione annuale delle stime di produzione vitivinicola basate sulla messa a sistema di una fitta rete territoriale di osservatori privilegiati del settore, la valutazione comparata delle indicazioni sia qualitative che quantitative e la successiva elaborazione statistica rispetto alle serie storiche ufficiali degli anni precedenti.
A presentare i risultati erano presenti Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, Raffaele Borriello, direttore generale Ismea, Fabio del Bravo, Ismea, Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale CEEV (Comité Européen des Entreprises Vins), Andrea Oliviero, viceministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, moderati da Paolo Castelletti, segretario generare UIV.
La buona notizia è che l’Italia si conferma come primo produttore mondiale con una stima produttiva di circa 40 milioni di Ettolitri, ma registra una riduzione pari a -26% rispetto ai 54MHL del 2016. Questo valore rappresenta il minimo storico nazionale degli ultimi 50 anni.
Ernesto Abbona
Ernesto Abbona introduce così le previsioni di questa particolare annata: “Una vendemmia decisamente complessa, che ha reso difficile la ricognizione in tutte le zone vitate del Paese, caratterizzate da territori e vitigni molti diversi tra loro. Un insieme di realtà che hanno vissuto in modo completamente differente il bizzarro andamento stagionale di quest’annata. I cambiamenti climatici su scala globale stanno incidendo in maniera determinante anche sulle pratiche viticole delle nostre aziende; alcuni parametri climatico-ambientali – e, di riflesso, produttivi – si stanno modificando, mettendo in difficoltà i sistemi consolidati di misurazione previsionale dell’andamento produttivo. I dati rilevati ci parlano di una forte variabilità quali-quantitativa non solo tra zona e zona, ma all’interno dello stesso territorio tra micro aree differenti e, addirittura, tra vigneto e vigneto. La qualità, nella maggior parte delle zone analizzate, si mantiene su standard ottimali, anche se è troppo presto per definire con certezza come evolverà al termine della vendemmia e nei prossimi mesi.”.
Raffaele Borriello
Raffaele Borriello ammette: “È una campagna negativa, un quarto della produzione non c’è. È un duro colpo per il vino e per l’agricoltura in generale. La siccità rappresenta un problema. Bisogna capire come gestire i cambiamenti climatici. Se la situazione dovesse perdurare bisogna pensare a degli interventi per affrontare questa situazione anche con l’aiuto di sovvenzioni statali.” E aggiunge “Il vino italiano da molti anni registra una performance positiva, soprattutto in termini di riconoscibilità e affermazione sui mercati esteri: l’export italiano ha raggiunto valori storici e anche quest’anno i dati indicano una crescita tendenziale maggiore del 6% in volume e in valore, prefigurando la possibilità di raggiungere la soglia dei sei miliardi di euro entro fine anno. Il rafforzamento del sistema produttivo e imprenditoriale degli ultimi anni consentirà al comparto del vino italiano di reagire a quest’annata meno favorevole. È necessario, tuttavia, non trascurare la portata degli effetti dei cambiamenti climatici sui redditi degli agricoltori, proponendo anche per il settore del vino sperimentazioni e strumenti innovativi per la gestione dei rischi a tutela del ricavo aziendale”.
Fabio del Bravo ci illustra poi i risultati nel dettaglio, commentando “Una campagna che probabilmente andrà ricordata negli annali. Al netto di questo il vino rimane il settore di punta dell’agroalimentare. È l’unico comparto di settore che mantiene il clima di fiducia ancora in positivo.”
Positivo perché la domanda interna continua a registrare aumenti nel settore.
Ancora di più la domanda estera.
I primi mesi dell’anno si caratterizzano con una aumento del 6% dell’esportazione.
Ripresa dell’export anche sui vini comuni che avevano sofferto di più in passato, simbolo di qualcosa che sta cambiando e di un buon lavoro intrapreso dalle cantine.
Stiamo parlando di una campagna sui 40 milioni di ettolitri, meno 26%. Le anomalie climatiche, tuttavia, hanno interessato gran parte delle aree produttive europee e le produzioni attese negli altri paesi indicano che, anche per il 2017, l’Italia manterrà il primato produttivo mondiale. Seguono Francia con 38,5 MHL e Spagna che, con gli ultimi aggiornamenti scende a 35 MHL.
A livello di macroaree. L’impatto maggiore del clima è stato nell’area centrale d’Italia, con -32%, poi al Sud e infine al Nord.
Una mancanza pressoché totale di acqua in alcuni territori ha prodotto grosse difficoltà. e si è registrata una perdita media del 20% in quasi tutte le regioni.
Le regioni che hanno sofferto di più sono Umbria, Sicilia e Sardegna con -35%
Mentre le regioni che hanno registrato il calo minore sono: Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto e Campania. Per le regioni del Nord però incide la maggior riserva di acqua e l’entrata in produzione di nuovi impianti. Per la Campania invece il calo è minore perché confrontato con una precedente annata che avevo già affrontato pesanti criticità.
Ignacio Sanchez presenta invece la situazione globale della vendemmia nei diversi paesi produttori, aggiungendo “è fondamentale conoscere la situazione a livello mondiale, anche per comprendere come possono essere gli sviluppi dei mercati futuri. Un settore cosi legato agli imprevedibili cambiamenti climatici, che abbiamo difficoltà a poter stabilire delle previsioni future, perché ogni anno tutto può cambiare. Questo cambiamento climatico ci fa pensare a due cose; abbiamo bisogno di più investimenti sulla ricerca per capire come affrontare i cambiamenti climatici, la ricerca è molto specifica e non può essere condivisa con altri settori, dobbiamo quindi trovare dei finanziamenti dedicati proprio al mondo del vino.”
La visione generale sull’export possiamo dire che 1 /3 della produzione di vino viene consumata dove viene prodotto, 1/3 in Europa e 1/3 altrove.
Crollo in Europa del 20/25%
La Francia ha subito un forte crollo quest’anno, scendendo tra il 14 e il 17%.
La Spagna ha subito un crollo pesante con una produzione che si aggirerà sui 35MHL, dati che sono ulteriormente peggiorati rispetto alle previsioni fatte ad Agosto che si aggiravano a un 38,3MHL. C’è stato un grande investimento in Spagna nella zona della Mancia che ha tamponato meglio grazie anche a una modernizzazione delle tecnologie e all’inserimento fatto di numerosa irrigazione di soccorso.
Anche la Germania in perdita ma solo del 10%, mentre il Portogallo è in aumento. Sta crescendo molto come esportazione, e si sta modernizzando con l’intenzione di crescere ancora.
Per quanto riguarda il resto del mondo: USA resta più o meno pari, scende la produzione del Cile, mentre salgono Australia, Sud Africa e Argentina, i dati in Cina non sono disponibili.
Le preoccupazioni restano tante, mancherà circa una bottiglia su 4 sugli scaffali, e ci si chiede quale sarà l’impatto sui mercati? Come faranno produttori e mercato ad assorbire questi aumenti di spesa e di prezzi?
Enrico Viglierchio di Banfi sottolinea “Il vero problema che si ha in queste annate è che i prezzi di produzione di queste annate aumenta, mentre la qualità resta stabile, è più un cercare di mantenere la qualità. Quindi l’aumento prezzi risulta molto più difficile da far digerire al consumatore. Il problema più evidente si ha sui vini di annata, che non hanno il tempo di assorbire la problematica con l’invecchiamento, ossia sui prodotti di prima fascia che sono quelli che hanno anche maggior difficoltà a far accettare l’aumento, specialemente quando si confrontano con la GDO.”
“La flessione produttiva, comunque, ci sprona a lavorare con maggior decisione per incrementare il valore del prodotto e delle nostre esportazioni. I primi mesi del 2017 – precisa Ernesto Abbona – segnano un recupero del prezzo medio a litro che, però, ancora non basta: dobbiamo cogliere il trend di ripresa di questi mesi per migliorarlo ulteriormente, anche per rispondere in maniera adeguata al generale aumento dei prezzi dei vini all’origine registrato nelle diverse aree del Paese, che aiuta a stabilizzare la sostenibilità economica di tutti gli anelli della filiera. È chiaramente presto per fare proclami, ma mantenendo questo ritmo di crescita a fine anno si potrebbe superare la soglia dei 21 milioni di ettolitri”.
Il viceministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Andrea Olivero chiudere la conferenza con positività rispondendo che è stato aperto un bando per la modernizzazione degli impianti idrici e di produzione per far fronte agli evidenti pericoli derivanti dai cambiamenti climatici. E conclude “Dalle previsioni vendemmiali di quest’anno, si delinea un quadro complesso ma eccezionale che non consente ad oggi un bilancio definitivo e andrà valutato nelle opportune sedi per la sua portata generale, anche con misure straordinarie. Il bicchiere è mezzo pieno, nonostante una vendemmia scarsa, l’Italia mantiene il primato della produzione mondiale con 40 milioni di ettolitri. Oggi più che mai siamo consapevoli che i cambiamenti climatici incidono in modo sempre più determinante sul settore agricolo e vitivinicolo in particolare; di conseguenza l’innovazione e la cura professionale dei vigneti consentono una maggiore competitività, assicurando maggiori ricavi a tutti gli attori della filiera ed è in questa direzione che dobbiamo continuare ad operare”.
4