Articolo a cura di Saula Giusto
Lo scorso 20/09/2019 la Famiglia Cotarella ha presentato il Montiano annata 2016, presso l’enoteca La Loggia di Orvieto.
La scelta di questa bella cittadina umbra, quale seconda tappa di presentazione di questo vino dopo quella che si è svolta presso Identità Golose di Milano, non è certamente stata casuale ma, anzi, è stata fatta per simboleggiare una sorta di ritorno alle origini, di ‘chiusura di un cerchio’ da parte della famiglia Cotarella e l’introduzione alla serata ed il racconto di Riccardo Cotarella, ci ha spiegato il senso di questa affermazione.
L’avventura vitivinicola di famiglia nasce infatti negli anni ’60 a Monterubiaglio, che dista solo circa 11 km proprio da Orvieto, quando Antonio e Domenico Cotarella, zio e padre di Riccardo e Renzo, hanno realizzato la prima cantina per la produzione in proprio di vino. Renzo e Riccardo, diventati enologi, hanno poi fondato nel 1979, a Montefiascone, l’Azienda Vinicola Falesco, una piccola azienda familiare in un’impresa di successo, che vende migliaia di bottiglie in Italia e all’estero, da lasciare alle generazioni successive. I due fratelli hanno inoltre ricoperto importanti cariche nel settore del vino, ottenendo significativi riconoscimenti e diventando tra gli enologi italiani più noti e rispettati al mondo.
Sin dall’inizio, l’obiettivo di Falesco fu quello di recuperare gli antichi vitigni autoctoni della zona, che nel passato avevano donato vini straordinari, sempre presenti nelle mense papali e nobiliari L’altro intento era quello di riqualificare un territorio, amata terra d’origine della famiglia, bello ed estremamente vocato, che si meritava di riguadagnare quei fasti e quelle fortune che si erano persi a causa della scelta di produrre, dal dopoguerra in poi, vini di scarsa qualità da vitigni più produttivi. Le ricerche per isolare antichi cloni e per identificare le aree viticole maggiormente vocate, contemporaneamente all’utilizzo di moderni e performanti impianti in cantina, realizzarono tali intenti. Ma come nasce e come si colloca il Montiano in questo felice racconto di un’impresa vitivinicola di successo?
L’idea di questo vino è frutto della più volte confessata passione di Riccardo Cotarella per il vitigno Merlot sbocciata, negli anni ’80, nei suoi tanti viaggi, professionali e non, effettuati a Bordeaux, in particolare a Saint-Émilion e Pomerol, patria indiscussa e parametro d’eccellenza per questo vitigno. Riccardo decise caparbiamente di piantare quest’uva in tempi ‘non sospetti’, quando ancora nessuno lo faceva, nei terreni di Falesco che si trovato proprio tra Lazio e Umbria, nonostante le perplessità di tutti e quasi creando una rivolta tra i contadini della zona, poiché lo fece sostituendo i diffusi Malvasia e Trebbiano e contravvenendo ai dettami dell’Istituto Agrario.
Riccardo in realtà aveva realizzato un sogno non inseguendo una chimera, ma piuttosto con i piedi ben piantati a terra, dopo aver ben studiato le caratteristiche del terreno e del clima della zona, la loro similitudine proprio con Bordeaux ed in base a questo piantando vecchie marze di merlot provenienti da Château Cheval Blanc.
La prima annata imbottigliata ed immessa sul mercato fu la 1993, più o meno in mille esemplari e da subito, spiazzando critica e detrattori, si impose come un vino di grande eleganza ed andò a ruba, così come quello prodotto nel 1994. Il 1995 decretò il successo del Montiano anche a livello internazionale e di stampa, molto anche grazie agli altissimi punteggi ottenuti da Robert Parker, non a caso grande estimatore dei Merlot di Pomerol.
Il resto è storia e, di fatto, oggi il Montiano è uno dei grandi vini rossi italiani più conosciuti, in Italia e all’estero, e il simbolo di un’azienda e di una famiglia.
Venendo ad oggi, la presentazione della nuova annata di Montiano 2016 rappresenta il passaggio del testimone, di generazione in generazione, della produzione di questo vino e l’evoluzione naturale di un prodotto che rappresenta l’identità di una famiglia di viticoltori.
La nuova generazione della famiglia è rappresentata dalle cosiddette ‘Cotarella Sisters’, una ventata di freschezza e novità al passo con i tempi, oggi alla guida di Falesco e del nuovo brand dell’azienda Famiglia Cotarella, sempre coadiuvate e consigliate da i due ‘padri fondatori’ Riccardo e Renzo.
Stiamo parlando di Dominga (agronoma prestata al commerciale., Marta (colonna portante dell’amministrazione) ed Enrica Cotarella (responsabile immagine e comunicazione) che, in realtà, sono rispettivamente una cugina e due sorelle: la prima è infatti figlia di Riccardo, le seconde di Renzo.
Le tre giovani donne amano definirsi sorelle, poiché di fatto si sentono tali, essendo cresciute nella stessa casa, avendo dormito per anni nella stessa camera ed avendo vissuto sempre insieme l’azienda, accompagnate in vigna ogni giorno tutte e tre dalla nonna, respirando passione per questo lavoro dai genitori e ritrovandosi, dunque, la viticoltura e l’amore per la loro terra nel DNA sin da bambine.
Mi colpisce l’invidiabile complicità e affetto reciproco che si percepiscono guardandole insieme, ma mi stupisce ancora di più la grande sinergia a livello professionale che sanno esprimere.
Sono, infatti, in grado di dare massimo apporto all’azienda, ognuna mettendo in campo il proprio talento e la propria personalità, a supporto delle idee delle altre, condividendo i propri progetti e realizzandoli insieme, sempre in grande armonia (si pensi al filantropico “Fondazione Tellus” e la scuola di alta formazione di sala” Intrecci”). Il risultato è un successo non scontato, vista anche cotanta precedente autorevole gestione!
Il Montiano 2016 esprime perfettamente questa sinergia e nuovo indirizzo aziendale: una “evoluzione generazionale” (come ama definirlo Dominga), che da Renzo e Riccardo Cotarella si è trasferito a Dominga, Marta, Enrica, ma anche a Paulo De Carvalho, marito di Marta e brand ambassador della Famiglia ed a Pierpaolo Chiasso, enologo capace, da tempo braccio destro di Riccardo, che ha creato, in autonomia ma con la supervisione del suocero, questo grande millesimo.
La vulcanica Dominga ha preso la parola dal papà con un filo di emozione e ci ha parlato del ‘suo’ Montiano, usando termini quasi religiosi per evidenziare la propria devozione e legame affettivo con questo vino: l’evoluzione del Montiano a partire dall’anno 2016 non è stata casuale, visto che quest’annata eccellente è stata caratterizzata da ottime condizioni climatiche; un inverno poco rigido, un’estate non troppo calda e con buone escursioni termiche tra giorno e notte, hanno garantito maggiore eleganza e profondità al vino.
Dominga ci ha anche spiegato che per l’annata 2016 sono state effettuate in vigna maggiori selezioni di uve, si è lavorato su lotti più piccoli e la produzione è stata ridotta ben del 30% (!!!). Al fine di regalare ancora maggior finezza al vino, in cantina sono state selezionate solo le migliori barrique e si è scelto di affinare il vino per 36 mesi e non solo per 24.
La parola è poi passata alla più piccola e creativa delle tre sorelle, Enrica, che ha rivisto e trasformato l’etichetta ed il tappo del Montiano, con grandissima cura per i dettagli, adottando una serigrafia di pregio, carta velina personalizzata per contenerlo, un cofanetto di legno ed una capsula di grande impatto visivo.
Enrica ha confessato la difficoltà del suo contributo: «Non è stato facile mettere mano su un’etichetta così riconoscibile e nota; sono partita da quella del ’93, realizzando uno sfondo particolare che richiamasse l’idea del viaggio e l’inizio di una nuova era». Ha poi proseguito descrivendo i dettagli di ciò che ha vissuto un po’ come un travaglio, a partire dalla scelta del colore particolare dell’etichetta bicolore, in particolare per l’azzurro che la tinge, molto bello e di un tono originale, la cui scelta l’ha impegnata per ore!
Il racconto della famiglia ci ha accompagnati all’assaggio dei vini, che abbiamo potuto apprezzare in una piccola verticale di tre vini, con la 2008, la 2012 e la 2016, volta a evidenziare le capacità evolutive del Montiano, le differenze che regala tra le annate e la sua nuova versione comparata alle precedenti.
Montiano 2008
Figlio di un’annata considerata ‘minore’, forse proprio per questo è stato in realtà il vino che ha sorpreso di più.
Affinato per 12 mesi in barrique.
Rosso tra il rubino ed il granato, consistente. Al naso si svela subito complesso ed ampio, con eleganti note floreali che mi hanno ricordato, oltre alla rosa ed alla viola appassite, anche un leggero geranio; subito arriva la frutta sorprendentemente ancora integra, la prugna e la ciliegia, seguite da tamarindo, menta, cola, poi sigaro, sottobosco, grafite e cacao in polvere, tutto molto fuso ed in continuo cambiamento. Al palato ancora vivace e croccante, di ottima sapidità, ti permette a sorpresa di percepire ancora il frutto, e ti lascia un sapore lunghissimo, speziato, buono.
Un vino molto elegante, ancora giovane, il ‘camaleonte’ della serata che ha subito cambiamenti continui ed infiniti.
Montiano 2012
Annata oggettivamente davvero difficile in tutta Italia, molto piovosa e poco equilibrata, che non ha risparmiato neanche queste uve.
Affinamento di 8 mesi in barrique.
Rosso tra il rubino ed il granato, un po’ meno consistente. D’impatto meno complesso, al naso presenta comunque note floreali molto fini, che si fondono con una nota smaltata molto interessante; il seguito è tutto virato sui terziari, con grande presenza di tabacco e spezie. Al palato è più sottile e scarno, meno complesso, ma sempre dotato di grande freschezza e finezza; comunque lungo nel finale pulito.
Sicuramente di tono minore rispetto ai due fratelli degustati, è comunque sempre un bel vino che magari, rispetto agli altri, essendo meno corposo può risultare maggiormente versatile negli abbinamenti.
Montiano 2016
La ‘star’ della serata. Una breve premessa sull’annata che, a detta dello stesso Riccardo Cotarella: ” può essere considerata un’annata perfetta”. Un’annata di grande equilibrio. Ha continuato Riccardo: “Quando ci troviamo di fronte a stagioni equilibrate e tendenzialmente fresche come la 2016, si possono ottenere vini straordinari dotati di grazia, eleganza, dolcezza e struttura, mai fuori dalle righe. Annate come queste, calde ma non troppo, sono perfette per il Merlot”.
Affinato per 36 mesi in barrique.
Rosso rubino scuro e consistente, unghia granato. Al naso rivela note molto fresche di frutta croccante, ciliegia, lampone e melagrana, accompagnate da violetta, roselline appena sbocciate ed una inusuale orchidea; seguono le spezie, ben presenti ma raffinate, orientali, che mi ricordano l’incenso, il chiodo di garofano ed un leggero pepe bianco; chiude su fini note di tabacco biondo, mina di matita, cacao amaro e balsamico. Regala un sorso pieno, vellutato, caldo, ben supportato da acidità e sapidità ben presenti e tannini estremamente serici; di ottima rispondenza, lascia un sapore molto lungo e buono e colpisce per l’equilibrio complessivo che dimostra, pur rivelandosi come un vino ancora giovanissimo.
Lo definirei un vino sontuoso, già ottimo, ma che ancora deve crescere, riposare in bottiglia per esprimersi al meglio e lasciare che il tempo e la dovuta micro ossigenazione gli consentano di fondere tutte le sue grandi qualità.
La bellissima serata è proseguita con un’ottima cena proposta dal ristorante enoteca La Loggia, in abbinamento, oltre al Montiano già servito e declinato in tre annate, a due notevoli vini creati da Riccardo Cotarella da uve Roscetto, un vitigno autoctono particolarissimo, che l’enologo ha voluto fortemente riscoprire e valorizzare: Il Metodo Classico Brut e Passiò 2017, un passito. Entrambi i vini mi hanno sorpresa per le inusuali sensazioni che donano, in particolare alla gustativa, in cui il curioso gusto di erba officinale e l’amaricante sapore quasi di vitalba, si associano ad un marcato tannino che li rende vini anche da abbinamenti importanti.
La Famiglia Cotarella, a metà strada tra recupero di antiche ricchezze del territorio e innovazione lanciata verso il futuro, continua a stupire.
0