Life of Wine, ossia “la vita del vino”, la manifestazione organizzata dallo Studio Umami e in particolare da Roberta Perna e Marco Ghelfi, con l’intento di sottolineare come il vino sia un prodotto vivo, che si evolve nel tempo, muta, matura, invecchia, regalando sorprese ed emozioni. Un evento sempre più apprezzato dal pubblico che quest’anno straripava dalla sala allestita per l’occasione al Radisson Blu Hotel di via Turati a Roma. Produttori da tutta Italia hanno presentato orgogliosamente i loro prodotti affiancando l’annata più giovane ad almeno un paio di annate più vecchie, a dimostrazione di come il vino può evolversi nel tempo. Mini verticali educative, a volte sensazionali che confermano non solo le potenzialità d’invecchiamento ma anche l’influenza che ogni annata ha avuto su di loro a seconda dell’andamento climatico.
Molte le conferme positive su grandi Rossi italiani.
Sempre emozionante infatti il Montevetrano Colli di Salerno Igt nelle 3 annate 2014, 2008 e 2006, un vino che è sempre un piacere ritrovare agli eventi così come la sua proprietaria, Silvia Imparato, che lo affianca ogni volta, instancabilmente con eleganza e simpatia.
Conferma anche da Rocca delle Macie con la Riserva di Fizzano, il Chianti Classico Riserva Docg, accompagnato dalla bellissima Sandra Zingarelli e dalla PR Rosanna Ferraro. Ottima performance per le annate 2010 e 2008, due annate simili tra loro anche dal punto di vista climatico, ma su tutte si distingue la 1997 che ben racchiude l’importanza di una vendemmia tra le più rinomate della Toscana. La 2013, la più giovane in commercio, diventa Chianti Classico Docg Gran Selezione e si differenzia dalle precedenti anche per il blend, che diventa di 95% Sangiovese e 5% Merlot, mentre prima era con 85% Sangiovese, 10% Cabernet Sauvignon e 5% Merlot.
Sempre in Toscana si distingue Salcheto dove il simpatico Michele Manelli, brillante esempio per la sostenibilità in vigna e cantina, presenta il Salco, Vino Nobile di Montepulciano Docg. Michele ha iniziato nel 1997 a fare vino a Montepulciano, e porta in degustazione proprio la sua prima annata, che allora era una Riserva, poi dal 1999 il vino più maturo è diventato il Salco, presente anche esso alla degustazione, e affiancati al 2012, l’annata attualmente in commercio. Fa vinificazione in legno, con botti grandi e piccole, in prevalenza piccole. Successivamente rimane per 3 anni in bottiglia perché considerano l’invecchiamento in bottiglia uno vero strumento di lavoro, e hanno così deciso di trattenerlo più di quanto non sia usato fare.
Manelli crede fortemente nelle potenzialità del Nobile e della sua capacità d’invecchiamento, grazie al particolare terroir e alla sua maturità tecnica nell’equilibrio tra alcol e acidità.
Interessante anche la Fattoria Ambra, che ripercorre praticamente tutta la storia della sua Riserva fatta con 90% Sangiovese e 10% di Cabernet Sauvignon, partendo dalla primissima annata, il 1995, e passando poi al 2001, 2006 e 2013 attuale annata in commercio.
Tra i vini più apprezzati poi non si può non citare il ligure Posaù Rossese di Dolceacqua Superiore Doc dell’affascinante Giovanna Maccario. Intelligentemente servito in formato Doppio Magnum, questo vino di bevibilità ed eleganza fuori dal comune è sicuramente tra quelli che hanno riscosso maggior successo sia nell’annata giovane, il 2015, sia nel più maturo 2010.
Quest’anno in maniera ancora più divertente, alcuni produttori hanno anche voluto osare di più scegliendo, al posto dei loro Rossi di punta, vini meno adatti all’invecchiamento, o almeno così considerati nell’immaginario comune.
Cito ad esempio Nicolò de Ferraris di Boscarelli che, al posto del suo rinomato Nobile di Montepulciano, ha portato il Prugnolo Rosso di Montepulciano declinato in 3 annate 2016, la corrente, 2010 e 2004. Una sorpresa vedere come ha retto nel tempo, conservando una piacevolezza di beva e una buona freschezza anche nell’annata più vecchia.
La stessa scelta è stata fatta da Secondo Marco, che ha sfoggiato, al posto del suo Amarone, il Valpolicella Doc, Classico Superiore Ripasso, anche qui con grande successo, nelle annate 2010, 2011, 2012 e 2013. Una cantina molto recente, fondata da Marco Speri nel 2008, dopo essersi staccato da quella più storica di famiglia, per esprimere la sua interpretazione delle uve della Valpolicella. Usa infatti solo la Corvina, la Corvinona e la Rondinella che considera espressione massima del suo territorio. Con la Verticale di Ripasso è riuscito a mostrare una longevità di questa tipologia, che con uno stile tradizionale riesce ad avere acidità e bassi zuccheri che permettono al vino di tenere il tempo. Simpatico anche nelle sue etichette che rappresentano con disegni ironici le caratteristiche principali del vino.
Ma a sfatare ancora di più i luoghi comuni, mostrando a volte una longevità impeccabile, sono i vini bianchi.
Specialmente quando si comportano come il 2005 dello Chardonnay Curtefranca Bianco Doc di Cà del Bosco. Una bocca di un equilibrio sconvolgente, con eleganza, corpo e ancora potenziale futuro. L’annata vecchia si dimostra non solo eccellente, ma anche nettamente superiore alle due annate più giovani 2008 e 2010.
Per non parlare del Voglar, il Sauvignon Alto Adige Doc di Peter DiPoli, presente in 5 sfumature in grandissima forma. Incredibile il 1992 che sembra non risentire del tempo che passa, neanche nel colore, così come le altre annate, in particolare il 2008 e il 2004 sembravano all’apice della loro espressività. Ottime anche le più recenti 2012 e 2014, freschissime, profumate, avvolgenti.
Convincente e piacevole anche il Friulano Myò Vigneti di Spessa Friuli Colli Orientali Doc di Zorzettig, presentato però con annate ben più giovani, dal 2014 alla 2016.
Anche i vini dolci hanno avuto giustamente il loro posto, come per esempio l’Albana di Romagna Passito Docg di Raffaella Bissoni, che anche nella versione 2008, la più anziana della serie che comprendeva anche il 2009, 2010 e 2012, mostrava un lato di acidità notevole a compensare dolcezza e complessità. Un bel percorso nell’evoluzione dei sentori del bottritizzato di Albana.
Tanti altri gli assaggi che meritavo la visita al Life of Wine, ma impossibile farli e raccontarli tutti. Se ci siete stati anche voi, ditemi quali sono state le vostre sorprese e conferme migliori, e se non ci siete stati vi consiglio un bel giro nella prossima edizione!
Un grande applauso a Roberta Perna, Marco Ghelfi e a tutti quelli che hanno contribuito a rendere interessante e coinvolgente anche questa edizione.
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