Articolo a cura di Chiara Giannotti
Un evento spettacolare organizzato da Kettmeir per festeggiare i loro primi 100 anni di storia!!
Era infatti il 1919 quandoGiuseppe Kettmeir, esperto conoscitore della viticoltura e ingegnere agronomo, fonda la cantina che ancora porta il suo nome.
Questa cantina altoatesina che sa combinare in armonia progresso e tradizioneha concentrato le forze nei vigneti di Caldaro, diventando un punto di riferimento qualitativo della zona, con una filosofia che punta alla produzione di vini profumati, eleganti e territoriali, con l’intento di rispettare l’espressione della natura il più possibile per riflettere la grandezza e il valore del proprio territorio.
Sono circa 60 gli ettari di vigneti da cui producono i loro vini, e la maggior parte si trovano nel cuore della zona di Caldaro, mentre i restanti sono divisi tra Pochi di Salorno e Maso Reinere Maso Ebnicher. Con un’altitudine che si estende dai 200 m s.l.m. fino agli 800!
Ad oggi la produzione totale di Kettmeir si aggira intorno alle 420.000 bt. di cui ben 85.000 sono bollicine. Si sono affermati infatti sia sui vini fermi sia sugli spumanti, tipologia per la quale sono pionieri della zona iniziando a sperimentare la rifermentazione in autoclave dal 1964 prima di dedicarsi dal 1992 al Metodo Classico. Si sono così ritagliati una nicchia molto stimolante e risvegliato un interesse crescente per la spumantizzazione in loco.
Ad accoglierci nel tour c’era infatti proprio una bollicina, il Rosato del 2013 sboccato la mattina stessa. Ad esaltarlo una buonissima Tartare di Rapa rossa con crema di Rafano e delle bombettine di pasta cresciuta.
Ma il vero benvenuto ci è stato dato da Gaetano Marzotto, il presidente del Gruppo Santa Margherita, entrato in società con la cantina nel 1986 contribuendo fortemente a darle una nuova veste e una grande spinta qualitativa.
Al suo fianco non poteva mancare un uomo di spicco come Amministratore delegato, Ettore Nicoletto, insieme all’enologo Josef Romen e a Franco Kettmeir, nipote diretto del fondatore.
La visita della cantina ha confermato quello che si trova nel bicchiere, ossia la freschezza di una cantina da poco ristrutturata, la pulizia che si riflette in ogni particolare e la complessità che si sprigiona dai numerosi dettagli.
Tante le novità di questa cantina che festeggia 100 anni ma viene talmente coccolata da sembrare nuova. Continui sono infatti gli investimenti che l’hanno portata ad aumentare sensibilmente la qualità negli ultimi anni.
L’arrivo delle uve viene accolto dai nastri di selezione, che vengono anche rafforzati a volte anche da un controllo manuale. Da quest’anno posso vantarsi di lavorare solo con acini trasportati che non vengono mai pompati.
Nei tini tronco conici invece viene affinato il Pinot Nero perché gli permette principalmente di stabilizzare il colore. Solo una piccola parte dei bianchi matura in legno, mentre il restante affina in acciaio per esaltare e profumi e la purezza del suo territorio.
L’investimento comprende anche il riscaldamento geotermico che rappresenta al tempo stesso un’uniformità della temperatura che evita le oscillazioni termiche che possono danneggiare la qualità del vino, sia un risparmio energetico legato alla sostenibilità ambientale.
Se già la cantina, con i suoi effetti speciali ci aveva colpito, la cantina Kettmeir ci ha voluto completamente stupire con la degustazione multisensoriale.
Una degustazione che ha voluto accendere tutti i sensi, e con questo emozionarci. Le sensazioni giocano tra di loro, provocano sinestesia e corto circuiti, con una continua contaminazione tra l’udito, la vista, il gusto e il tatto.
Ci hanno voluto dimostrare che, così come fare vino è un atto estetico, anche degustarlo può esserlo. Come l’arte il vino suscita a ognuno di noi delle emozioni e dei sentimenti, difficili da spiegare e da trasmettere.
L’infinita tavolata che ci ospitava era immersa nel buio, e per ogni vino si colorava di un diverso colore mentre una musica, selezionata dal critico enoico e musicologo Fabio Rizzari, si accendeva per suggerire le caratteristiche principali del vino presente nel bicchiere e che rimaneva sconosciuto fino all’incontro con il nostro palato e i nostri sensi che cercavano di scavare nella memoria e nell’esperienza per ritrovarne la tipologia, l’annata, e il suo ciclo di vita.
Il primo è stato il Pas dosé 2013 mantenuto in cantina sui lieviti e prodotto con 55% di Pinot Bianco , 35% Chardonnay e 10 % Pinot Nero. Il 2013 è stata un’annata ottimale.
Con lui la sala si è dipinta di turchese acquamarina, mentre suonava una musica d’ambiente, rilassata e fluente (Harold Budd e Brian Eno, The Pearl, A stream with bright fish). Riprendono il lato scorrevole di questo spumante dalle bolle che giocano delicatamente con il palato, i colori del mare suggeriscono la caratteristica di salinità che spicca da questo vino.
A seguire è arrivato un vino che ancora deve andare in commercio. Il colore abbinato è il Giallo. Simbolo di solarità. La musica si fa più vivace, giovane ma avvolgente e delicata come lui ( Luis de Narvaez, Diferencias sobre guardame las vacas). Le vibrazioni del liuto seppur tese suggeriscono armonia e delicatezza. Ed è il Pinot Bianco Athesis 2018. È un vitigno molto difficile da vinificare ma loro lo prediligono nella produzione, sottolineando la loro originalità e il loro legame con l’Alto Adige. Affinato al 100% in barrique e tonneau, questo vino sprigiona note floreali, morbidezza e trasmette il suo terreno, fatto di argilla e calcare. Proviene dagli alti vigneti provenienti da Caldaro, 1,5 ettari dei soli 5 totali che hanno queste caratteristiche, tra i più invidiati della zona. Un vino solare che non poteva non essere abbinato al giallo.
Colore più caldo, come l’arancione, confonde la vista del bicchiere che contiene questa volta il Müller Turgau del 2012. All’udito arrivano le note di una musica orientaleggiante (Deva Premal, Moola Mantra) che esprime tutta la sua sensualità, come le note di frutta esotica e di spezie sprigionate dal calice. Un vino importante che regge gli anni ed esprime un territorio molto difficile da coltivare, a 800 metri circa, dove la vite radica in profondità per sopravvivere e crea prodotti intensi di grande personalità. Il Vitigno riesce a combinare i caratteri erbacei, floreali e di evoluzione formando un vino stratificato ed emozionale pur rimanendo un vino di grande piacevolezza.
A chiudere il cerchio, un rosso, che colora anche le pareti della stanza mentre suona la rinomata musica di Vivaldi con i suoi 5 strumenti (Concerto for Flute, oboe, violin, bassoon and basso continuo RV 107). Melodia, armonia ed eleganza si fondono con le note amaricanti, rabarbaro, violetta. Si tratta di un Pinot Nero del 2006. Ha ancora buona freschezza e si porta bene i suoi 13 anni di un annata non particolarmente calda. Proviene da Maso Reiner che si trova nel lato sinistro dell’Adige dove le escursioni termiche sono molto forti, l’altitudine importante e le caratteristiche ampeliografiche lo rendono da sempre il lato più ambito per la produzione di questo vitigno.
Pensavo di aver raggiunto il massimo livello di stupore, quando invece mi sono affacciata alla tavola imbastita che ci aspettava per cena e che mi ha lasciato senza fiato.
Due Chef, stellati, preparavano in diretta i piatti per la cena indimenticabile che si prospettava.
Un connubio di bellezza, semplicità e perfezione ha reso questa serata unica, e si è dimostrata ancora una sorprendente scombinando l’ordine dei vini serviti.
Si comincia infatti con il rosso, il Lago di Caldaro Classico Doc, una piacevolissima Schiava del 2017. L’antipasto, preparato dallo Chef Claudio Melis, era una rapa rossa affumicata, con crema di Crescioni e Kefir. Mai avrei pensato di poter apprezzare così tanto una rapa, onestamente.
Arriva poi un piatto della Chef Anna Matscher del ristorante Zum Löwen, un Risotto ai 3 pomodori gialli, che mi ha totalmente conquistata e che veniva apprezzato ancora di più grazie allo Chardonnay affinato in barrique, l’Alto Adige Doc Chardonnay Vigna Maso Reiner 2017.
Tornando allo Chef Sardo del ristorante In Viaggio, viene servito un Maialino Cinturello Orvietano con affianco dei Gyoza e delle polpettine di testina di maiale e maionese alla senape.
Queste ultime in particolare erano spettacolari insieme allo spumante Alto Adige Doc 1919 Riserva Extra Brut 2013, nato per omaggiare l’anno di nascita della cantina, e che ha una maturazione di almeno 60 mesi sui lieviti. È composto con 55% di Pinot Bianco, 35% di Chardonnay e 10% di Pinot Nero.
Un tocco di classe, bellezza, colore e dolcezza chiude la cena. Anna Matscher presenta una Zuppetta alle erbe aromatiche del suo giardino , con un sorbetto al basilico rosso e all’ananas. Viene accompagnato da un Moscato Rosa 2018preso dalla vasca e non ancora in commercio. Proviene dagli unici 10 ettari di Moscato Rosa presenti in Alto Adige.
Tanti, anzi tantissimi auguri allora a Kettmeir per i suoi 100 anni!!!
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