Vittorio Ferla, Fabio Ciarla ed Jlenia Gigante
Articolo di Saula Giusto
Nel corso del bell’evento “MIERU – Il Negroamaro e gli altri vini del Salento”, organizzato a Roma il 17/05/19 da GnamGlam, mi è stata data la bella occasione di partecipare al seminario “Il Negroamaro incontra…tanti blend, tanti volti”. Grazie al contributo ed alla conduzione dei tre relatori, Vittorio Ferla (di GnamGlam), di Fabio Ciarla (della Fisar) ed Jlenia Gigante (Sommelier Ais e membro di DeGusto Salento – associazione del Negroamaro), mi è stato permesso di conoscere meglio questo vitigno, così importate per la realtà produttiva salentina, in alcune sue vesti meno usuali e conosciute.
DeGusto Salento è l’Associazione del Negroamaro che riunisce un gruppo di aziende, per le quali il vino da negroamaro è il cuore produttivo ed il Salento è il territorio di elezione, che ha l’obiettivo di promuovere e innovare questo vitigno ed il suo territorio con eventi, incontri, workshop e degustazioni. DeGusto Salento vuole offrire una visione, nuova e contemporanea, di questa realtà produttiva, valorizzando e creando maggiore conoscenza relativamente al vitigno negroamaro.
Vitigno autoctono pugliese tra i più conosciuti ed esportati, è anche uno dei più antichi d’Italia: è stato probabilmente importato nel corso della colonizzazione ellenica avvenuta tra l’VIII e il VII secolo a.C.
Il Negroamaro è dotato di grandi componenti antocianiche e polifenoliche, ha una maturazione mediamente tardiva, una naturale resistenza alle principali malattie e sopporta molto bene il calore non perdendo facilmente la propria acidità; tutte queste caratteristiche ne hanno determinato da sempre l’esportazione, nel resto d’Italia e d’Europa, come uva e vino da taglio. Per le medesime caratteristiche, inoltre, oggi diversi produttori di regioni calde di tutto il mondo si interessano, sempre di più, a questa varietà. Previsto nei disciplinari di quasi la metà delle Doc e Dop pugliesi, è tradizionalmente utilizzato non solo per la produzione di ottimi rossi, giovani o affinati, ma anche per produrre rosati tipici e di carattere (il primo vino rosato imbottigliato in Italia, nel 1943, è stato ottenuto proprio con questo vitigno).
Negli ultimi vent’anni i vini prodotti con Negroamaro, vinificato in purezza, hanno raggiunto standard qualitativi sempre più elevati. Questo seminario ha contribuito a svelare come si possa ottenere prodotti di eccellenza anche utilizzandolo in blend con altri vitigni autoctoni pugliesi, italiani e/o internazionali, i quali spesso lo ingentiliscono, lo rendono più raffinato o ne esaltano quelle caratteristiche peculiari che lo rendono tanto unico.
E’ stato molto interessante anche seguire la bella spiegazione, che la relatrice Giganto ci ha regalato, sulle particolari differenze che il vitigno può esprimere a seconda della zona del Salento in cui è coltivato. Questa terra, sita tra due mari, è un territorio d’elezione per il Negroamaro, che qui si è totalmente adattato e che altrove non dà i medesimi risultati. Il Salento, inoltre, presenta anche alcune differenze geologiche e pedoclimatiche, che possono rendere i vini prodotti anche molto differenti tra di loro. Si pensi al litorale tarantino e brindisino, così ricchi di sabbie; alla zona di Nardò, ricca di formazioni rocciose; alle zone interne tufacee, site alle spalle di S. Maria di Leuca; all’area di Gallipoli, così ricca di suoli argillosi, profondi, con substrato calcareo, che risultano particolarmente vocati; e si potrebbe continuare a lungo. Un caleidoscopio di suoli e microclimi capaci di rendere il Negroamaro un particolare “trasformista” che, pur mantenendo una netta identità ed un carattere preciso, è capace di presentarsi con costumi differenti che lo rendono alle volte più muscoloso e potente, alle volte più leggiadro ed elegante, alle volte più schietto e fragrante, per donare ad ogni degustazione sensazioni ed emozioni uniche .
Cinque sono stati i vini degustati nel corso del seminario, che ci hanno garantito un’ottima panoramica riguardo alla molteplice varietà e qualità di vini che si possono ottenere da questo grande vitigno, quando viene utilizzato in blend.
Armècolo 2017 – Castel di Salve
https://www.casteldisalve.com/
L’azienda si trova a Depressa, frazione di Tricase (LE). Castel di Salve è stata fondata nel 1885 da Antonio Winspeare, familiarmente conosciuto come il duca di Salve, prefetto del Regno d’Italia a Lecce e sindaco di Napoli. Dopo oltre un secolo viene rinnovata dal pronipote Francesco, che oggi continua a occuparsene con cura e passione assieme al caro amico d’infanzia Francesco Marra: entrambi con una lunga e importante e nobile tradizione di famiglia alle spalle, gestiscono insieme ormai già dal 1990. I vigneti e la cantina sono situati nel cuore del Salento, dove l’Italia e la Puglia finiscono, a sud-est, tra Capo d’Otranto e Capo di Leuca. A Castel di Salve si produce Negroamaro, Primitivo, Malvasia Nera di Lecce e Aleatico, a cui si dedica grande attenzione per creare vini dalla forte personalità, nella continua ricerca di un gusto mai banale. L’Armècolo è un vino storico per l’azienda, prodotto nello stesso modo da sempre, in dialetto significa corbezzolo.
Uve: Negroamaro 80%; Malvasia nera di Lecce 20%. Fermentazioni: per il Negroamaro macerazione prefermentativa a freddo sulle bucce a 5 °C per 6 giorni, fermentazione a temperatura controllata con macerazione sulle bucce per circa 10 giorni; per la Malvasia Nera di Lecce fermentazione a temperatura controllata, con macerazione sulle bucce per circa 10 giorni. Affinamento: malolattica ed affinamento in acciaio per 8 mesi, seguito da affinamento in bottiglia per 4 mesi.
Rosso rubino pieno, consistente, dall’unghia leggermente granato. Dona un naso immediatamente intenso e floreale, piacevole, di rosa appassita e trasformata acqua di rosa, a cui segue una netta ciliegia ed amarena leggermente mature, miste a violetta, su un finale di liquerizia dolce. Al palato è decisamente fresco e tannico, dotato di ottima rispondenza, pulizia e buona lunghezza, ma ancora particolarmente esuberante e bisognoso, ancora, di un buon ulteriore affinamento in bottiglia per dare il meglio di se.
Cantico 2014 – Azienda Agricola Romaldo Greco
L’azienda si trova a Seclì (LE), proprio alle porte del capoluogo salentino e nasce nel 1973 nel cuore del Salento, terra da sempre vocata alla coltura della vite. Fin dagli inizi il Fondatore, Romaldo, ha mantenuto saldi i legami con la propria terra con tanto impegno e sacrifici quotidiani, sempre alla ricerca di alti standard qualitativi delle proprie uve. Nel 2015 il primogenito di Romaldo, Antongiulio, affianca il padre nella riorganizzazione dei vigneti e, con un buon apporto di innovazione, introduce nuovi vitigni e razionalizza con criteri moderni i sesti d’impianto.
Uve: Negroamaro circa 70%, Cabernet Sauvignon circa 30%. Fermentazione in acciaio a 26°C, con macerazione sulle bucce, per circa 15-20 giorni; fermentazione malolattica svolta e spontanea in acciaio. Affinamento: 12 mesi acciaio + 6 mesi barrique di 2° passaggio.
Rosso tra il rubino ed il granato, cupo, consistente. Naso evoluto, intenso e complesso di prugna quasi secca ed amarena molto matura, seguita da tamarindo, pomodoro secco ed una curiosa acciuga sotto sale, a cui seguono il tabacco scuro, il balsamico, il sottobosco ed una bella nota iodata quasi salmastra. Impatto morbido al palato, dal tannino ben presente ma addomesticato, rispondente, elegante e dal finale lungo e sapido, in cui ritorna la spezia scura ed il tabacco.
Salice Salentino Santa Croce Riserva 2015 – Vigneti Reale
L’azienda Vigneti Reale produce vini a Cellino San Marco (BR), nel sud della Puglia, su un’area di antica vocazione vitivinicola, che risale fin dai tempi della Magna Grecia. La famiglia Reale produce vino dagli inizi del secolo scorso, ma all’epoca l’attività principale era il tabacco, prima come concessionari dei Monopoli di Stato, poi come trasformatori. Solo nel dopoguerra arriva la decisione di dedicarsi di più al settore vitivinicolo ed alla vendita di vino sfuso o da taglio. Alle soglie del XXI secolo viene creato il nuovo progetto della Vigneti Reale: selezionare dai migliori vigneti dell’azienda il vino destinato alla produzione propria, puntare a standard di altissimo livello e produrre qualità e non quantità.
Uve: Negroamaro (80%) e Malvasia Nera (20%). Affinamento: 12 mesi in barriques di rovere francese e 6 mesi di affinamento in bottiglia.
Rosso rubino cupo, impenetrabile. Naso intenso e complesso, decisamente più giovane rispetto al precedente: di melagrana, prugna fresca, tamarindo, scorza d’arancia, rosa appassita, tutto fuso in una netta radice di liquerizia ed in un sentore ematico condito da un leggero pepe nero. Al palato interessante, presenta un buon equilibrio tra una spalla acida per presente, un notevole tannino setoso e una calda morbidezza esaltata da un corpo quasi masticabile. Lungo e rispondente nel finale.
Salice Salentino Riserva Aiace 2015 – Castello Monaci
https://www.gruppoitalianovini.it/index.cfm/it/brand/castello-monaci/
Questa importante azienda è sita in una delle zone considerate nevralgiche per la coltivazione del Negroamaro: in Contrada via Case Sparse, presso Salice Salentino (LE). La sua storia è antica e risale al periodo della persecuzione cristiana, quando un gruppo di monaci basiliani ivi si rifugiarono per creare un luogo sicuro dove pregare, vivere, lavorare la terra e coltivare la vite. In seguito Castello Monaci ha subito vicende molto alterne, sino al passaggio della proprietà nelle mani della famiglia Seracca Guerrieri, che è riuscita a creare una tenuta molto estesa, con un bellissimo castello e ben tre cantine, costruite via via nel tempo. Una di queste cantine, scavata nel tufo negli anni settanta, che garantisce ideali condizioni di temperatura e umidità, è una grande barriccaia che ospita oltre 700 barriques. Le cantine sono inoltre dotate delle più moderne tecnologie di vinificazione, grazie alla joint venture del 1999 con Gruppo Italiano Vini, che ha messo a disposizione i propri strumenti tecnologici. Proprio questa tensione verso il futuro, senza mai dimenticare il passato, caratterizza tutta la filosofia gestionale di Castello Monaci.
Aiace è un vino di struttura, uno dei rossi di punta dell’azienda ed il nome del vino è dedicato ad Aiace Telamonio, re di Salamina, che partecipa alla guerra di Troia distinguendosi per la sua grande forza e valore.
Uve: Negroamaro 80%, Malvasia nera di Lecce 20%. Dopo 12 mesi in barrique di primo e secondo passaggio, il vino affina per altri 12 mesi in botte grande ed per ulteriori 6 mesi in bottiglia.
Rosso tra il rubino ed il granato, impenetrabile e consistente. Naso intenso, evoluto e complesso: la ciliegia molto matura lascia subito il passo ad un tabacco molto preponderante, a cui seguono hummus, tamarindo, granatina, cioccolata fondente, il tutto esaltato da un delicato sentore di macchia mediterranea. Decisamente rispondente in bocca, con una bella spalla acida ancora ben presente, un tannino setoso evidente, ben supportati da una morbidezza ed una struttuta importanti. Molto lungo e saporito nel finale.
DOP Copertino Rosso Mani del Sud 2015 – Apollonio
https://www.apolloniovini.it/it/
Questa casa vinicola ha una storia lunga ed intensa che le ha fatto meritare titolo di “Impresa Storica d’Italia”. La storia dell’azienda Apollonio inizia nel 1870, anno in cui Noè Apollonio, figlio dell’“industriale” e commerciante di vini Tommaso e nipote del contadino Giuseppe, aquista i primi terreni e pianta una vigna a Monteroni, in provincia di Lecce. Seguendo le orme del padre Noè, il figlio Marcello espande l’azienda: acquista vigneti, si appoggia a stabilimenti presenti in tutto il Salento, dalla Valle della Cupa all’Arneo, fino in Basilicata. Per circa i novant’anni successivi le uve ed il vino sfuso furono vendute in Italia ed all’estero. Con il passaggio di proprietà a Salvatore Apollonio, padre degli attuali proprietari, nel ’75 l’azienda iniziò finalmente a vinificare e ad imbottigliare con le proprie etichette. Dal 1995 è la quarta generazione a guidare l’azienda con i figli Marcello e Massimiliano Apollonio, che iniziano un’ambiziosa politica di espansione oltre i confini nazionali: si specializzano nell’invecchiamento, allargano la rete di distribuzione ed aumentano le tipologie di vini prodotti, sempre puntando all’eccellenza. Oggi i vini Apollonio sono esportati e apprezzati in 35 Paesi ed esprimono la storia di una grande famiglia e di un territorio d’eccezione.
Il Copertino Mani del Sud è un vino di struttura ed eccellenza, prodotto da vigneti vecchi coltivati ad alberello, in cui il tronco viene mantenuto a 40-60 cm da terra e le cui gemme vengono ridotte in quantità (6-8) per garantire una produzione di alta qualità.
Uve: 70% Negroamaro, 20% Montepulciano, 10% Malvasia Nera. Vendemmia manuale a completa maturazione del grappolo, con raccolta ritardata per favorire la concentrazione. Fermentazione tradizionale di 30-45 giorni a temperatura controllata, in grandi fusti di rovere di Slavonia. Affinamento: 6 mesi in barriques francesi, 6 mesi in grandi botti e 6 mesi in bottiglia.
Rosso rubino scuro, con unghia tra il rubino ed il granato, molto consistente. Naso intenso ed ampio, caldo, di amarena e prugna molto mature, marmellata di visciola, fichi secchi, a cui si accompagna la liquerizia, la polvere di cacao amaro, il tabacco scuro, una lieve nota balsamica e di grafite; quello che colpisce è la componente speziata, accentuata, di noce moscata e di leggero chiodo di garofano e cannella, che pervadono tutta l’olfattiva. Al palato è decisamente interessante: di struttura, caldo, ancora ben fresco, sapido, dal tannino addomesticato ma presente, in perfetto equilibrio con morbidezza e componenti gliceriche, dalla perfetta rispondenza con l’elegante liquerizia e speziatura. Molto lungo e dal buon sapore nel finale.
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