Blind Tasting al Sofitel di Roma con Livia Belardelli

Ci sono ricascata (vedi blind tasting scorso) e ci ricaricherei altre 100 volte. Perché è divertente e stimolante. Metti alla prova tutti i tuoi sensi che fanno leva sulla tua esperienza, sulla tua sensibilità e sui tuoi ricordi più nascosti, totalmente liberi da qualsiasi preconcetto o influenza esterna. E metti in gioco olfatto e gusto, rendendoli protagonisti, e dandogli il giusto peso, poiché la vista a volte fa molto, troppo, da padrone. Si dice infatti “mangiare con gli occhi”, e la stessa cosa può avvenire con il bere se non si sta attenti.

Di solito vengono bendate le bottiglie, invece in questo caso no, sono le persone a essere bendate.

Una degustazione tutta alla cieca, o meglio completamente al buio.

Prima ti accolgono con un bell’aperitivo buffet, ricco di tanti sfiziosi antipastini,

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accompagnati da un’ottima bollicina, in questo caso, il Cru Perdu di Castello Bonimi.

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Poi arriva una mascherina nera da indossare, e una mano estranea che ti accompagna per farti sedere in una sala priva di luce, su una sedia di fronte a un tavolo dove bicchieri già colmi di vino ti aspettano. Non sai chi hai intorno, non sai chi hai davanti, e soprattutto non hai idea di cosa ti daranno da bere.

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Unico indizio: vini Italiani vs vini Francesi. Perché questo evento è creato dal Sofitel stesso, marchio di lusso del gruppo francese AccorHotels, che ogni anno lancia l’edizione 2017 dei «Sofitel Wine Days». Quest’anno, dal 21 settembre al 31 ottobre è la sesta edizione della manifestazione internazionale, che propone un vero e proprio viaggio nell’universo del vino nei 120 hotel nel mondo targati Sofitel, in cui esperti e neofiti potranno approfondire la loro cultura enologica dietro la guida di esperti sommelier e scoprire nuovi sapori e accostamenti.

E nel nostro caso c’è Livia Belardelli, che fa la differenza. Rende il tutto più simpatico e leggero, senza accentuare la competizione ma accendendo invece anche il coraggio dei meno esperti.

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Con la sua “fastidiosissima” r moscia (così la definisce lei) e la sua indiscussa preparazione ci guida in questa esperienza nel buio e ci porta a riconoscere i vini presenti… piano piano… facendoci soffermare e innamorare delle loro particolarità!

Insieme ad Agostino impareggiabile Manager del Sofitel , si divertono anche a tenderci trappole e tranelli, servendoci ad esempio il bianco caldo per renderne più difficoltoso il riconoscimento.

Ma questa volta, a differenza della scorsa, non ci sono state confusioni almeno per il colore del vino! Su tutto il resto se ne sono sentite delle belle!!!

Il primo vino in assaggio ha colpito tutti subito per i profumi accesi e spiccati, tanto da essere identificato da molti come un Traminer… al palato elegante e qualcuno ha gridato “minerale”! Sicuramente freschezza e sapidità erano le sue caratteristiche più evidenti al palato.

Collocato dai più in Italia del Nord, Alto Adige o Friuli, si è scoperto essere invece un bel Sauvignon Francese.

Si tratta di Serge Dauguenau & Filles, famiglia storica francese della Loira; Pouilly Fumé Clos des Chaudoux 2015.  

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Creato con 100% Sauvignon a Macerazione pellicolare, non filtrato, su Calcare gessoso, dove la marna del Kimmeridge e la silice, prodotti di stratificazioni geologiche millenarie, contribuiscono ad arricchire il vino di mineralità (rocciosità) e complessità.
In realtà la sua piacevolissima freschezza, il suo fruttato, con la sua sfumatura di foglia di pomodoro, erbe aromatiche e agrumi, era ben riconducibile al Sauvignon. Ma a posteriori è tutto più facile.

Il secondo vino poteva mettere più in difficoltà. A partire dal riconoscimento del colore, essendo un bianco con passaggio in barrique poteva insinuare qualche dubbio, ma i suoi profumi legati all’uva bianca hanno guidato tutta la sala verso la giusta strada. La difficoltà maggiore è stata individuare il vitigno. Si trattava infatti di un Grechetto, in purezza, fermentato e maturato in botti di Rovere, per la precisione di Podere Marella, la cantina del 1974 di Fiammetta Inga e Cosimo Bisiach a Castiglion del Lago, umbra ma al confine con la Toscana. Il vino era Godot Bianco 2015, e sprigionava fiori, cedro, erbe aromatiche, coriandolo, burro e vaniglia.

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Il colore dei rossi viene sempre individuato più facilmente, da segnali molto più evidenti e difficilmente confondibili.

Non è stato però semplice per tutti individuare uno dei vitigni principe dell’Italia, ossia il Sangiovese. Però in molti sono riusciti a collocarlo in Italia e, non sembra, ma è già qualcosa.

Vinificato in purezza da Sensi, Famiglia storica risalente al 1895 guidata da Massimo Sensi dal 1987. Questo Sangiovese  Toscano è racchiuso in una particolare bottiglia a fiasco rivisitata e celebra l’anniversario  dei 125 anni dalla nascita dell’azienda. Proviene da vigne vecchie, matura 12 mesi in barrique.

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In chiusura della degustazione bendata, uno Chateauneuf du Pape, di buona stoffa e preziosa eleganza, nessuno a riconosciuto la Granasce, ma molti lo hanno collocato in Francia, anche se numerosi dubbi sono stati sollevati. La Cantina del Rodano è Le Clos Caillou, nata nel 1996 con Sylvie Vacheron e Bruno Gaspard ed è improntata al Biodinamico.

Le Chateauneuf du Pape Les Safres è con 95% Grenache, 5% Mourvèdre, Vaccarèse et Cinsault; vecchie vigne, in legno per 14 mesi; agrumi rossi, mirtilli, spezie e tabacco;

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Si è concluso così, con un riassaggio dei vini “ad occhi aperti”, uno dei tanti appuntamenti promossi dal Sofitel che per tutto il mese ospita nei suoi hotel, sparsi per il mondo, degustazioni, incontri ed eventi intorno al nettare di Bacco, per riscoprire le tradizioni e sorprendere con le novità. È in questa ottica che durante le giornate del vino i sommelier di Sofitel hanno selezionato un’ampia gamma di etichette internazionali da scoprire in tutte le loro specificità e identità gustative, da presentare in vari appuntamenti e divertenti degustazioni.

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Per maggiori informazioni su costi e prenotazioni: Sofitel Rome Villa Borghese, tel. 06478022944, e-mail: h1312- fb1@sofitel.com.

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