L’azienda nasce come produttrice di bevande, e solo negli anni 80, con l’arrivo di Stefano Antonucci viene trasformata in azienda vinicola. Stefano è un personaggio decisamente ecclettico e fuori dal comune che ho avuto piacere di incrociare per lavoro varie volte ma ahimè non durante la mia visita da lui. Lavorava in banca prima di interessarsi all’Azienda di Santa Barbara, poi una volta entrato come socio, ha stravolto l’azienda abbandonando il mondo delle bevande e concentrandosi sulla produzione di Verdicchio e di altri vitigni internazionali, come era di moda in quegli anni, esaltando quindi i vitigni autoctoni ma mantenendo quel lato di internazionalità per acquisire originalità e personalità.
Ci accoglie per la visita Daniele Rotatori, un ragazzo giovane e molto simpatico, che ci accompagna nel viaggio all’interno della Cantina Santa Barbara nella quale lavora a tempo pieno e con grande entusiasmo dal 2007.
Stefano Antonucci ha dato un impronta molto forte con a sua grinta e la sua personalità, tanto da far crescere notevolmente le vendite e rendere il suo Verdicchio uno dei più venduta nella regione Marche, aiutato anche dal bravissimo direttore vendite Moreno Gasparrini. Ad oggi producono ben 900.000 divise in 22 prodotti in una cantina direi sottodimensionata e molto tradizionale. Il loro prodotto di punta Le Vaglie da solo ne fa circa 300.000.
Divertente la trovata di creare 6 diversi colori di etichetta dello stesso vino per festeggiare i suoi 20 anni. Poi è piaciuta così tanto che non riescono ad abbandonarla nonostante le ovvie difficoltà produttive.
Molto affascinante la parte scavata nei sotterranei dove risiedono le numerose botti, una delle sue ricerche più avanzate, sull’affinamento e sulla tipologia di legno.
Nella bella bottaia hanno ricavato una romantica sala degustazione nella quale abbiamo potuto assaggiare, nel nostro itinerario AgiviStudyTour2015 alcuni dei suoi numerosi prodotti. Dal Le Vaglie 2014, con freschezza e profumi molto spinti, molto rotondo e suadente, alla mitica Riserva Stefano Antonucci, che affina 12 mesi in barriques di vario passaggio, ma con un legno molto delicato che lascia spazio ai sentori di Glicine, di Agrumi e frutta gialla.
Immancabile il Tardivo ma non Tardo che proviene da un Verdicchio surmaturo, con grappolo più spargo del normale, quindi meno soggetto alla muffa. Sprigiona intensi profumi di frutta tropicale ed ha una piacevole struttura con finale ammandorlato tipico del vitigno. L’etichetta mi piace tanto, ed è un quadro di Catia Uliassi, anima del RistoranteUliassi, insieme fratello e famoso Chef Mauro Uliassi.
Incuriositi da un’altra particolare etichetta, siamo stati noi a chiedergli di degustare il Sensuade, il Rosato creato a voler di Stefano con Moscato Rosso, Vernaccia e Lacrima di Morro d’Alba.
Abbiamo concluso questa bellissima quanto intensa e faticosa giornata con la degustazione del Pathos 2012, il rosso aziendale prodotto con Merlot, Cabernet Sauvignon e Shiraz. Vengono tutti vinificati separatamente e prima di essere assemblati, vengono affinati in barriques dai 16 ai 20 mesi, con un 30% di barriques nuove. Mi piace il naso intenso di spezie nere, con sentori di caffè e cuoio. In bocca è avvolgente, morbido e corposo, con un tannino delicato ed elegante.