Appunti da Degustiamo Insieme Roma

Articolo a cura di Saula Giusto

Qualche giorno fa ho partecipato ad una bella iniziativa creata da Proposta Vini: Degustiamo Insieme Roma, organizzato presso la Nuova Villa dei Cesari per presentare il nuovo catalogo di produttori e la nuova linea i “Vini Vulcanici”, intriganti e particolari, che sono vini di cui si parla parecchio, ultimamente.

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Devo dire che la selezione di Proposta Vini, interessante e decisamente non scontata, mi ha dato anche un bellissimo spunto per fare nuove riflessioni, nuovi incontri, degustare vini meno conosciuti, permettendomi di ampliare ancora un po’ il mio bagaglio di esperienza relativo al mondo del vino italiano, ancora tanto da riempire.

Notevole la buona presenza di “Vini delle Isole” che, un po’ forse anche per moda, ma anche sicuramente per standard qualitativi altissimi, stanno riscuotendo tanto successo di pubblico.

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Tra questi devo segnalare innanzitutto l’azienda Candidaterra, di cui avevo sentito parlare e di cui ho finalmente il piacere di incontrare il giovane titolare Luigi Sportiello. Luigi è un ragazzo che definirei ‘ispirato’, che ti racconta il suo progetto e la sua azienda con tanta passione, descrivendoti la sua realizzazione eroica di un sogno. Eroica e quasi folle, perché Luigi si è messo in testa di reimpiantare viti dove nessuno più lo fa da ere immemori, in una piccolissima isola dell’arcipelago laziale pontino, che si estende su una superficie di appena 1,54 km², sperduta e scarsamente abitata a parte d’estate (786 abitanti residenti!): la bella Ventotene.

Luigi Sportiello

Luigi Sportiello

Con l’aiuto del padre Modesto, iniziano a coltivare un piccolo terreno abbandonato e piantano le prime viti, per far rinascere l’antica produzione vitivinicola di Ventotene, molto nota ed apprezzata anticamente, in epoca romana. La grande ed antica vocazione alla viticoltura di quest’isola, infatti, non è certo casuale, ma deriva da una combinazione vincente di caratteristiche che rendono questa minuscola zona unica e preziosa per una produzione d’eccellenza, seppur in quantità minime. I terreni di Ventotene sono vulcanici e ricchi di minerali, godono di ottima esposizione, di ventilazione costante, secca e ricca di iodio, che garantiscono gande salubrità, sentori e sapori unici alle uve coltivate.

Luigi ha molto tenuto a citare il contributo, alla sua impresa eroica, dell’enologo Vincenzo Mercurio, che ha sposato come una missione anche personale il sogno dei fratelli Sportiello e li ha supportati ed aiutati in tutto, donandogli la propria esperienza e conoscenza professionale e consentendo loro di diventare esperti viticoltori e vinificatori in poco tempo.

Su consiglio dell’enologo i due fratelli decidono di piantare i vitigni campani Falanghina, Fiano, Greco e di produrre, da un blend di questi vitigni, un unico vino dal nome evocativo Pandataria.

Il nome ci svela una piccola parte di una storia millenaria: Ventotene venne infatti denominata dai greci Pandataria o Pandaria e continuò ad essere così chiamata quando iniziò ad essere abitata grazie all’imperatore Augusto che decise di costruirvi, sopra l’attuale Punta Eolo (dove sorgono i vigneti di Candidaterra), una sontuosa villa per le vacanze che comprendeva anche un porto, piscine termali, cisterne per l’acqua piovana, acquedotti, peschiere.

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Pandataria 2017

Si presenta con un magnifico colore giallo carico brillante e consistente. Intenso ed ampio, affascinante, al naso regala profumi di pesca percoca matura, mandarino cinese e scorza d’arancia, condito da nette note iodate, erbe aromatiche mediterranee e note piretiche. Al palato è delicato ma di ottimo corpo, molto elegante, rispondente, fresco, nettamente saporito e minerale e decisamente persistente, lungo e fine. Un vino originale e prezioso, prodotto inizialmente in pochissimi bottiglie, dalla prossima annata arriverà a 3.000 esemplari.

Da questa azienda eccellente e quasi “folle”, mi piace fare un ampio salto ideale, anche geografico, ad un’altra produzione altrettanto eroica e di grande qualità: la Cave Mont Blanc De Morgex Et De La Salle.

Confesso apertamente di avere una passione per i vini valdostani, non sempre facili da apprezzare, viste le innegabili durezze date da acidità anche citrine. Mi intrigano per la loro originalità olfattiva, per l’estrema finezza e proprio per quella croccante infinita freschezza, che li rende inimitabili.

Nicola Del Negro

Nicola Del Negro

A Degustiamo Insieme Roma ho incontrato Nicola Del Negro, il giovane enologo de La Cave (titolare anche della propria azienda omonima, di cui sono curiosa di assaggiare i vini).

Nicola mi ha raccontato di questa realtà cooperativa, contraddistinta da una filosofia ben precisa, che crea i propri vini in un ambiente naturale suggestivo ma estremo: la cantina è sita ai piedi del Monte Bianco e coltiva tra i vigneti più alti d’Europa. Ci troviamo sulle Alpi, ad altitudini quasi ‘contronatura’ per la coltivazione della vite (dagli 800/900 fino ai 1.500 metri!), su un terroir arido fatto di roccia, escursioni termiche estreme e gelo invernale, in poche parole unico. La scelta produttiva è stata da sempre quella di coltivare un unico vitigno autoctono a varie altitudini, il Prié Blanc, affinché possa esprimere le sue molteplici potenzialità e sfaccettature al massimo. L’azienda crea dunque tutte le versioni del Blanc de Morgex et de la Salle possibili, sempre con alti standard qualitativi, affidandosi a tecniche produttive tecnologicamente avanzate, ma sempre nel rispetto del territorio e dell’antica tradizione enologica valdostana.

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Tante le versioni di Priè Blanc 100% che ho assaggiato, ma sono stata maggiormente colpita ed intrigata da tre vini:

Vallée d’Aoste D.O.C. Blanc de Morgex et de La Salle 2018

Vino annoverato tra gli “estremi” da La Cave, perché prodotto con uve coltivate oltre i 1.000 metri.

Giallo paglierino estremamente brillante. Naso molto verticale e finissimo, in cui prevalgono netti profumi di erbe e fiori alpini, seguiti da susina acerba, lime, cedro, salvia, selce. Al palato è raffinato, succoso e croccante, rimanda alla susina fresca, alla salvia, al cedro e ti offre un’ottima componente minerale che invoglia la beva. Chiude lungo, buonissimo, pulito.

Vallée d’Aoste D.O.C. Blanc de Morgex et de La Salle Metodo Classico X.T.

Il vino base svolge la prima fermentazione secondo il Protocollo Estremi. Segue la tradizionale rifermentazione in bottiglia. Dégorgement non prima di 17 mesi.

Giallo paglierino vivace con riflessi verdognoli. Bollicine fini e persistenti. Al naso ripercorre i sentori già percepiti nel vino estremo fermo, con una prevalente presenza di erbe alpine e fiori freschi, seguiti dalle immancabili note agrumate, dalla nota più presente di roccia bianca e selce, su soffusi sentori finali e poco accennati di crosta di pane e leggerissimo talco mentolato. Al palato è fine e molto croccante, dal sapore di cedro e menta, minerale e sapido, che invoglia la beva. Lungo e piacevolissimo nel finale. Una bolla originale.

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Vallée d’Aoste D.O.C. Blanc de Morgex et de La Salle Landeren 2017

Un vino che non verrà prodotto più, il cui nome ne chiarisce il motivo: l’an de rèn nel dialetto di Morgex e La Salle significa l’anno del niente, poiché nell’annata 2017, a fine aprile, una gelata di due giorni, considerata la peggiore negli ultimi 150 anni, distrusse la quasi totalità della produzione, ma ciò che rimase del Piè Blanc sopravvissuto, donò questo vino, un concentrato di tutto ciò che questo vitigno può esprimere.

Giallo dorato brillante. Al naso è più opulento, concentrato, ricco di una macedonia di frutta matura, quasi sciroppata nostrana e tropicale, con pesca gialla, mango ed ananas conditi da succo d’arancia; seguono note di frutta secca, salvia e pietra focaia. Al palato conferma concentrazione e ricchezza ed è più morbido e caldo, seppure sempre fresco, di ottima sapidità e rispondenza. Persistente in un finale elegante e pulito. Un vino più impegnativo, anche da tutto pasto.

Marco Antonelli

Marco Antonelli

Mi fa piacere ora parlare di Marco Antonelli e della sua omonima cantina laziale, che ringrazio per avermi dedicato tanto tempo e per avermi fatto capire, in maniera approfondita, la propria “visione”. Gestisce ad Olevano Romano, nel cuore della Doc omonima, un’azienda che ha alle spalle più generazioni e produzione di vino sfuso (a partire dai bisnonni ed ai primi impianti di 100 anni fa, poi ai nonni e ai genitori viticoltori), ma in cui Marco è stato il primo a decidere di imbottigliare ed etichettare vino di qualità.

La valorizzazione del Cesanese comune, quello considerato minore, e del suo territorio è il sogno di Marco e di sua moglie Bianca, che ha speso tutte le sue forze e quelle della sua famiglia per recuperare i vigneti storici di questo vitigno.

Quest’azienda conta poco più di tre ettari di vigneto diviso in due parti: Colle Amici, che si estende per circa 1.3 ettari (cesanese comune e malvasia) a circa 300 mt., proprio a ridosso di casa Antonelli; ulteriori 2 ettari si trovano in località Morra Rossa, sotto il Monte Scalambra, tra i comuni di Olevano Romano, Piglio ed Affile, a circa 450 metri, dove Marco ha recuperato uno storico vigneto con piante tra i 50 e gli 85 anni. In questo appezzamento dalle caratteristiche uniche, sono presenti vigne a bacca bianca (ottonese, trebbiano ed altre specie dimenticate) e a bacca rossa (cesanese comune) derivati da pratiche d’uso antico, come si faceva una volta, che sono stati lasciati così nonostante il grande lavoro che richiedono, soprattutto in fase vendemmiale!

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Marco lavora in regime biologico, non usa materiali chimici sintetici in vigna, ha eliminato diserbi; nelle pratiche di cantina si procede a fermentazioni spontanee e si usano bassi livelli di solforosa molto bassi. I risultati sono ottimi ed i riconoscimenti di stampa e guide sono arrivati si dalle prime bottiglie prodotte, sino a far ritenere quest’azienda una delle nuove eccellenze di questa parte della provincia di Roma. La scelta di puntare prevalentemente sul cesanese deriva dalla convinzione di Marco che si debba valorizzare l’unico vitigno autoctono laziale a bacca rossa, tanto delicato ma dalle grandi potenzialità qualitative, l’unico che veramente rispecchia ed esprime le caratteristiche di questo territorio.

Ho trovato tutti i vini degustati ottimi, ma il vino “vessillo” aziendale sul quale Marco ha speso sicuramente più impegno e fatica, mi ha davvero entusiasmata.

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DOP Olevano Romano Kòsmos 2015

Uve 100% cesanese comune, proveniente da uve della vigna Morra Rossa, che subisce un affinamento di un anno in acciaio, poi di circa 18 mesi in botte grande e di un altro anno in acciaio. Rosso rubino scuro, unghia granato, consistente. Al naso è fine, profondo, ricco di sentori fusi che vanno dalle tipiche marasche, mirtilli e more mature, all’iris, alla viola mammola, al rosmarino e maggiorana, al sottobosco, con pennellate di smalto, balsamico, liquirizia ed una netta presenza di canna di fucile. Il sorso è appagante ed in ottimo equilibrio, ancora croccante, decisamente saporito e minerale, ma caldo e vellutato. Persiste a lungo in bocca, lasciando un ottimo sapore molto pulito di liquirizia. Un Cesanese davvero ottimo, che ho trovato di un’eleganza fuori dal comune e che può dare tante soddisfazioni anche negli anni a venire.

 

Per economia di articolo, purtroppo non posso descrivere, ulteriormente e in maniera dettagliata, gli ulteriori assaggi ed incontri che mi ha regalato questa bella esperienza, ma voglio segnalare un paio di belle sorprese della giornata e riportare tutte le foto scattate:

Il Piccolo Derthona 2018 del magnifico ed inimitabile Walter Massa (Vigneti Massa), il quale con questo vino ha voluto proporre un 100% Timorasso di pronta beva ed alla portata di tutti (anche per il costo contenuto!), ispirandosi al Petit Chablis di Borgogna. Intento totalmente realizzato, poiché questo vino è assolutamente buono, facile ma non banale, molto profumato, fresco e gustoso, da non proporre con portate impegnative, ma che comunque appaga il palato. Da provare e comprare!

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Saula Giusto e Walter Massa

Saula Giusto e Walter Massa

Voglio segnalare anche l’azienda abruzzese (di Atri – TE) Ausonia convertita, dai titolari Simone (che ho incontrato all’evento) e Francesca, in biologica, biodinamica e, viste le pratiche in vigna ed in cantina, totalmente naturale, al fine di esprimere al massimo il carattere schietto e sincero del territorio di produzione. Ottimo il Montepulciano D’Abruzzo DOCG Colline Teramane Nostradamus e i vini prodotti in anfora.

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Azienda Murgo

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