Articolo di Saula Giusto
A “Diamoci un taglio, beviamoli in purezza” ho incontrato Alessandro Bruni, il giovane vice presidente di Cantina Bacco selezionata, in occasione di questa manifestazione, per il vitigno Cacchione.
Alessandro mi ha raccontato che la Cantina Bacco, di Nettuno, ha radici antiche e venne fondata grazie all’intraprendenza di alcuni produttori della zona, che si riunirono al fine di valorizzare e tutelare i vitigni autoctoni coltivati in questo territorio da tempi immemori. La cantina nasce nel 1973 ed ancora viene gestita dalle famiglie originarie, oggi giunte alla loro terza generazione. Ci troviamo in un territorio molto fertile, che giova di un clima particolarmente favorevole e costante, garantito dalla brezza marina, in cui i vitigni autoctononi (in particolare il Bellone ed il Cacchione di Nettuno), se coltivati con cura ed attenzione, possono raggiunger standard qualitativi davvero altissimi, così come avveniva nel passato sul desco di Marco Tullio Cicerone (presso la villa di Torre Astura) o nei banchetti sontuosi imperiali dell’antica Antium.
Alessandro ha poi sottolineato che il prodotto di punta di Cantina Bacco è il “Pantastico”, prodotto con il Cacchione, per produrre il quale l’azienda ha perpetrato e riproposto una tradizione dei contadini del luogo, i quali fino alla seconda guerra mondiale impiantavano i loro vigneti con l’antica tecnica del “piede franco”. Nel secondo dopoguerra, con l’abbandono delle campagne e l’avvento delle coltivazioni massive, i vigneti vennero sostituiti da piante provenienti da vivai, innestate sui porta innesti americani, perché più facili, produttive e meno rischiose da coltivare. Solo agli inizi degli anni 2000 la Cantina Bacco, con caparbietà, determinazione, sperimentazione ed in controtendenza rispetto alle produzioni limitrofe, ha deciso di impiantare nuovamente il Cacchione su “piede franco”, per ottenere un migliore equilibrio della pianta, una maggiore tipicità territoriale ed alta qualità produttiva. La Cantina Bacco, grazie alla convinzione ed al grande lavoro dei suoi soci, ha anche ottenuto l’importante riconoscimento della DOP Nettuno Cacchione.
Il Cacchione:
Il Cacchione ha una storia antica: già da antichi autori di epoca romana veniva citato tra i migliori vini del promontorio che si protende dalla Latina Tellus al Tirreno, sul quale si è svolta la storia secolare di Anzio e Nettuno. Durante il Medioevo Antium venne distrutta dai pirati saraceni ed al suo posto sorse Neptunum, per la cui popolazione la viticoltura divenne fondamentale. Dal 1400 viene documentata una costante produzione di vini pregiati, che indusse addirittura gli stessi invasori saraceni a stabilirsi in queste terre, a convertirsi al Cristianesimo e ad integrarsi con la popolazione locale. Divenne anche uno dei vitigni prediletti delle nobili famiglie romane, che ne favorirono la relativa produzione con i cui produttori crearono stabili rapporti commerciali.
Il Cacchione è un biotipo del comune vitigno Bellone, che si è adattato nel tempo al territorio della cosiddetta “Costa dei Cesari” (luogo di villeggiatura prediletto dalle più illustri famiglie ed imperatori romani), che oggi si trova nei Comuni di Anzio e Nettuno. Quasi del tutto da piedi ottenuti da viti americane, solo le varietà coltivate nelle sabbie di questi territori hanno resistito fino ai nostri tempi: grazie alla simbiosi tra il Cacchione ed il terreno sabbioso, oggi è possibile ottenere un vino unico, fortemente legato al territorio e dalla grande personalità e qualità.
Molti i vini bianchi e rossi di qualità prodotti da Cantine Bacco (tra cui il premiato Viognier e lo Scoglio D’Orlando Rosso), ma nella degustazione a banchi d’assaggio ho apprezzato il tipico e leggiadro Bellone Roma Dop 2017 ed il piacevolissimo Cacchione Spumante Extra Dry, ma ho prediletto e sono rimalta molto colpita dal Pantastico 2017.
Il Cacchione Nettuno DOP Pantastico 2017
Uve 100% Cacchione; dopo un’accurata selezione delle uve, viene ottenuto dalla macerazione delle uve intere a bassa temperatura, finalizzata all’estrazione di tutte le caratteristiche varietali del frutto.
Dal colore giallo paglierino, con bei riflessi dorati, consistente. Al naso Si mostra intenso e complesso: regala subito un aroma di vari frutti maturi (mela gialla ed ananas, susina gialla e pera coscia), fusi a sentori più floreali caldi (di acacia e rosa gialla), di erbe mediterranee (salvia e maggiorana), il tutto immerso in una fine brezza marina e iodio. Impressiona, soprattutto al palato, per il suo ottimo corpo e per il palato pieno: una bella fusione di sapidità, morbidezza, fine leggera nota minerale e freschezza, non protagonista ma comunque presente; regala un finale molto saporito, pulito e molto lungo. Un vino versatile, pieno, di gran struttura e sapore, che stimola l’abbinamento con piatti anche strutturati: con antipasti ricchi e sostanziosi, con primi piatti succulenti ed elaborati, con carni bianche. Ottimo anche l’elevato rapporto qualità prezzo!
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